di Max Stefani ( max@outsiderock.com )
"Se penso che Monti ha la stessa età di Mick Jagger, non posso che concludere che la droga fa bene" (cit.)
Non voglio fare il verso a Berlusca ma l’analogia con l’allenatore di sport di squadra è molto vicina. Chi non ricorda il vaffanculo di Chinaglia in diretta a Bearzot al momento della sua sostituzione? Come in ogni squadra, ogni attore è diverso dall’altro: chi è timido va incoraggiato, che è paranoico va tranquillizzato; poi c’è chi è geloso, chi tranquillo, chi va trattato male, chi è una testa di cazzo. Ricordo uno al quale non era possibile neanche togliere una virgola dal suo testo, pena un rompimento di coglioni che durava settimane. Era (è) supponente come pochi e falso come Giuda. Un altro aveva la straordinaria capacità di far diventare sue tutte le idee che gli proponevo. E ci credeva. Un caso niente male. Una ragazza mi fece fare una delle più brutte figure della mia vita davanti a un notaio. Saliva sui tavoli... Irruente nei rapporti con gli altri e nel modo di scrivere (però bellissimo devo dire). C’è chi ha sbattuto la porta del giornale per una copertina sbagliata, chi sapeva del tradimento di “Velvet” ma si guardò bene dall’avvertirmi, chi ha dato fuori di matto perché, sullo stesso argomento, ho scelto quello di un altro. Come se il mio lavoro non fosse scegliere cosa pubblicare. Per fortuna ho lavorato anche con delle bellissime persone. Penso a Ronzani, Biamonte, Tettamanti, Mongardini, Del Papa, Alberto Castelli e tanti altri. Ovviamente tutto questo fa parte del gioco. Però di una cosa ci raccomandiamo sempre tutti noi “direttori”: i panni sporchi si lavano in casa. Purtroppo in questo senso Internet non ci ha dato una mano. Un contrasto su un articolo, un pezzo che non piace o che magari non rappresenta perfettamente il tuo giornale, e subito, senza pensarci, si va su facebook e si spara. Il che genera un’infinita serie d’interventi, perché a quel punto tutti si sentono autorizzati a dire la loro. Spesso senza neanche sapere di cosa si stia parlando ma è una ghiotta occasione per sfogarsi, spalare merda e sentirsi importanti. Quando ho pensato ad “Outsider” avevo ben presente questa situazione, anche perchè sono passato (anzi sto ancora passando) sotto le forche caudine dei tanti ingrati ex-collaboratori al “Mucchio”. Con un giornale tradotto al 70% tradotto mi sono tolto un bel peso, o almeno ho ridotto, se non eliminato, notevolmente gli incidenti di percorso. Ho scelto accuratamente i collaboratori, valutando anche l’aspetto umano, cosa che in passato spesso non ho fatto. Veniamo a noi. Al di là del coro generale di lodi (meritate penso, perché sono cosciente che stiamo facendo veramente un bel giornale, soprattutto “diverso” dai nostri concorrenti), qualcuno mi dice che 6 recensioni di dischi nuovi sono poche. A questo ho già risposto nell’editoriale del n.1. Non c’interessa seguire le novità. Lo facciamo ma con molta calma. Siamo un giornale di riflessioni, da leggere riposati, con gusto e piacere. Come vorrei ribadire che trattiamo di musica a 360 gradi, purchè sia di qualità. E quindi ci si possono trovare articoli su Jethro Tull e Pink Floyd come su Tom Petty, Rod Stewart, Flaming Lips, Queens Of The Stone Age, John Martyn, Allman Brothers, Blondie e Eagles. Nonché cose più nuove come National, Grant Hart, Phoenix, Boards Of Canada. Come sottolineo che ci occupiamo di rock italiano solo in certe occasioni, magari con personaggi interessanti. Che abbiano insomma anche un cervello che funziona. Vedi Umberto Palazzo (n.1) o prossimamente Fiumani.Una delle domande che mi viene posta più di frequente, è quella nella quale mi si chiede quale sia la cosa più difficile nel dirigere un giornale. Beh, dopo 40 anni, posso dare una risposta precisa: i rapporti con i collaboratori, con la squadra che poi dà forma al giornale. Fare un timone, scegliere gli articoli, trovare le foto, editare i testi e perfino la parte amministrativa/societaria alla fine scorrono veloci, specie dopo tanti anni. Invece scegliere chi scrive, farlo rendere al massimo, fare in modo che tutti vadano d’accordo con gli altri, richiede una laurea in psichiatria. Anche perchè sono tanti e tutti diversi.