"La recensione musicale è una forma morta. A nessuno frega un cazzo di cosa pensi di un disco che hai recensito” (Greil Marcus)
State leggendo il secondo numero ed è certamente presto per tirare le somme, ma qualche considerazione a voce alta si può fare. La prima è che alcuni miei vecchi lettori del Mucchio sembrano aver ritrovato tra le pagine di Outsider lo stesso spirito e amore per la musica che avevano perso. Certo, non è facile raggiungere tutti i potenziali lettori. Come farlo sapere a tutti quelli passati? E ai nuovi possibili? Impresa difficile. Non abbiamo altoparlanti televisivi o radiofonici per un lancio pubblicitario ad hoc, ma speriamo che il passa parola, il tam tam sotterraneo sulla Rete possa darci ragione. Alcuni mi chiedono se apriremo un forum di discussione sul sito. La risposta è no: fuoruscite di lettere, confidenze, gente che parla a vanvera, quelli che si credono i nuovi messia, giustizieri e toni quasi sempre fuori luogo… mai più.
Altri si lamentano, quasi stupiti, certamente perplessi, di non trovare il giornale in edicola. Bisogna capire che questa crisi tocca in profondità, specie in Italia, anche tutta la filiera dei giornali. Le edicole chiudono e distributori sono in crisi. Il mondo dell’editoria cambia. Non sta a me dire se in peggio o in meglio, ma l'esempio di "Altro Consumo" è l’unico futuro possibile: 30mila copie vendute solo in abbonamento e la scelta di non avere pagine pubblicitarie. Si stampa quello che si vende e finisce lì. Se oggi noi volessimo arrivare anche solo al 25% delle edicole saremmo costretti a stampare 20 mila copie per venderne, se ci dice bene, 5 mila. Il giornale sarebbe comunque difficilmente reperibile e le restanti 15 mila andrebbero al macero, con conseguente spreco enorme di risorse e un pessimo bilancio per l’ecologia. Sono costi non sopportabili oltrechè folli a prescindere. Che si preferisca il cartaceo o il web, chi ha a cuore le sorti delle riviste che gli piacciono deve convincersi che, se vuole leggerle, deve ABBONARSI.
Anyway, vi devo confessare che ci stiamo divertendo un casino a fare Outsider. E spero che ve ne accorgiate.
Tornare dopo tanti anni ad avere le mani libere nella gestione del giornale, avere intorno collaboratori con cui ti trovi bene, che conosci, che sai essere persone perbene, con le quali c’è stima reciproca… è una ventata di aria fresca. E’ come rinascere dalle ceneri. Ti senti pieno di energia. E’ una sensazione che avevo perso da troppo tempo. Almeno da fine anni novanta. E pensare che dovrebbe essere la normalità, ma spesso ci si ritrova in un corpo incancrenito, di chiunque sia stata la colpa (e me ne assumo tantissima, perchè sono stato io a circondarmi di gente sbagliata, riprendendo anche giornalisti che già avevano dimostrato di non meritare la mia fiducia).
E poi quanto è bello non essere più costretti a fare decine e decine di recensioni?
Quando dirigevo il Mucchio eravamo caduti come tutti nel perverso sistema (che non sono riuscito ad intaccare per la strenua resistenza dei miei collaboratori musicali) che ci obbligava a recensire positivamente più dischi possibile per soddisfare le case discografiche che in cambio acquistavano qualche pagina pubblicitaria – peraltro a prezzi ridicoli -, ci davano la possibilità di fare interviste e di avere le anteprime e così facendo non si perdeva il treno con le riviste concorrenti. Dal mio punto di vista una lenta corsa verso il suicidio, un vendersi il culo per niente, un appiattirsi senza motivo.
E quanto è bello trattare pochissimo di rock italiano? E non dover rendere conto a nessuno del perchè lo fai? Quanti rompimenti di coglioni in meno? E quanto è bello spulciarsi la stampa internazionale alla ricerca delle cose migliori da tradurre? E quanto è anche piacevole quando ti riportano i giudizi dei tuoi ex collaboratori che si macerano nell’odio, nel rancore e nell’invidia nel vedermi ancora qui mentre loro restano fermi, incapaci di vivere senza dover per forza, da sempre, confrontarsi con me? Con quello che faccio, che penso? Ma se non ci fossi io, i miei ex sfigati collaboratori di cosa parlerebbero dalla mattina alla sera nei loro blogghini e nei forum? Propongo la “max tax” cazzo!
A maggior ragione mi preme ora ringraziare, cosa ben più importante, quanti hanno accettato di seguirmi in questa nuova e incosciente avventura. Magari anche con dei piccoli contributi, ma importanti quanto mai. Innanzitutto il mio braccio destro Alberto Castelli, poi quel genio di grafica che è Giulia Tessari (alla quale sarò sempre debitore per il carico di stress che ho portato nella sua vita), Tiziana Solidoro (un treno in corsa), Roberto e Alessandra (due perle rare!) Pietro, Salva e tutta Metatron, i fantastici Dunters e tutti gli autori/amici: Daniel C. Marcoccia (“Rock Sound” e “Rockstar”), Giancarlo Trombetti (“Metal Shock”), Aldo Pedròn (“Buscadero”), Paolo Vites (“Jam”), Pierangelo Valenti (“Hi-Folks!”), firme storiche del Mucchio come “Blue” Bottazzi, Ceri, Bagarotti, Tettamanti, Bolli/Raven, Mazzetta, Garufi, Amodio, Borsa, Orioles, Leporace, Zatterin, firme “nuove” come Massimo Causo, Stefano Gilardino, Luca Garrò, Orsola Casagrande, Carlo Zampolini, Matteo Quinzi, Barbara Volpi, Davide Drago, Federico Fiumani, Umberto Palazzo, Claudio Lancia, Pierluigi Lucadei, Barbara Dardanelli; i fotografi PG Brunelli, Claude Gassian… grazie a tutti.
Ciò che ha fatto aderire tanta bella gente a questo progetto, l’unico motivo per scrivere ancora di musica rock oggi, è ben riassunto in un pensiero di Lester Bangs: The only true currency in this bankrupt world is what we share with someone else when we're uncool". Buona lettura e buone vacanze, per chi se le può permettere. Ci ritroviamo a fine agosto con il numero di settembre.