di Max Stefani ( max@outsiderock.com )
“Tutti al mare, a mostrar le chiappe chiare” è il vulnus intorno a cui da sempre ruota il numero doppio estivo delle riviste mensili. C’è da dire che, con la crisi che ci attanaglia, potrebbe anche sembrare troppo banale o approssimativo, ma è un dato di fatto che da sempre è il periodo dell’anno in cui si legge di più e in cui le riviste alzano lo ‘score’ delle vendite.
Sperando che ciò sia ancora vero, scrivo queste righe ascoltando senza tregua i 6 cd della ‘reissue’ del famoso Live at Fillmore 1971 degli Allman Brothers, in uscita il 29 luglio e protagonista della ‘cover story’ di Outsider di settembre, che oltre 40 anni dopo permette di arricchire e completare lo scenario aperto dal disco originale del 1971.
Un’immersione totale dentro il più sensazionale live di ogni tempo, suonato dall’unica formazione (oddio, ci sarebbero anche i Little Feat d’annata) in grado di spaziare dal rock, al blues, al jazz senza perdere un colpo.
In attesa di tutto ciò, abbiamo un'altra cover story americana, quella su Joni Mitchell.
Più rilassante e meno torrida, certamente più adatta ai ritmi vacanzieri. La quintessenza della scuola cantautorale americana al femminile. E anche l’occasione per toccare di striscio la west coast a cavallo dei sessanta/settanta con David Crosby, James Taylor, Judy Collins, Graham Nash e compagnia bella.
La nota curiosa è che nelle mie ricerche dovrebbe essere la sua prima copertina di mensile. Non ricordo niente su “Ciao 2001” o sulle tante riviste degli anni settanta. Anche il ’mio’ Mucchio non ci ha mai provato e sì che di copertine anti commerciali ne ha fatte a decine.
Su la ‘Lady of Canyon” niente.
Mi fa piacere rimediare in questa occasione, sperando di far felici i tanti appassionati italiani.
Forse poco ‘trendy’ per le vendite? Chissenefrega.
C’è la seconda parte della lunga intervista sul produttore americano Tom Dowd. Grazie a lui sia il mondo della Mitchell (Dowd ha prodotto Stills, Young, Eagles, Firefall, Richie Furay etc) che quello degli Allman Brothers in certo qual modo s’intrecciano. Come anche con la ‘wild song’ del mese, quella Layla che portò al successo mondiale Derek and The Dominoes, alias Clapton, prodotta proprio da Dowd.
Layla dove è presente Duane Allman e così… si ritorna agli Allman dell’inizio.
Tre articoli, quasi 50 pagine che sono un tutt’uno.
Anche il quarto articolo, The War On Drugs, in certo qual modo è molto ‘americano. Sono del New Jersey e l’impronta Dylaniana o Springsteeniana è nel loro Dna.
Per scoraggiare quelli che vedono in questo giornale solo una cartolina americana ricordo lo scorso mese il pezzo sui Roxy Music e lo ‘speciale’ Led Zeppelin (34 pagine!) e due mesi prima Elton John e i Deep Purple e prima ancora Bowie e Peter Green.
E non mi dite che i Led Zeppelin facevano rock-blues, quindi musica americana, perché erano quattro ragazzacci inglesi.
Con la memoria vado al ‘Mucchio’ fine anni settanta, quando il quotidiano ‘L’Unità’ mi attacco definendoci spregiativamente ‘organo della parrocchietta americana”. Come se avessimo avuto la redazione a Via Veneto, ambasciata americana. Loro sì che prendevano i soldi da quella russa!
Proprio allora, n. 22, facemmo una copertina agli Allman Brothers.
Altri tempi ma, come vedete, sono ‘corsi e ricorsi’.
A proposito dei Led Zeppelin, fa piacere constatare che è stato un successo. C’è stato un ritorno d’immagine e di vendite davvero forte. Vero che l’unica nostra forma di pubblicità è il passa parola, ma in questo caso ha funzionato alla grande. Molti altri giornali esteri hanno fatto cose simili, come ‘Rock and Folk’ in Francia e ‘Mojo’ in UK, ma li abbiamo surclassati alla grande.
Una volta tanto le sberle le hanno prese loro e poi, francamente, il ‘Mojo’ di adesso rispetto a quello di 10-15 anni fa è deprimente. Evidentemente anche loro sentono la crisi.
Questo è anche il numero in cui abbandoniamo definitivamente il ‘rock italiano’. Resterà solo qualche spazietto nelle ristampe. Un caro saluto a David Drago, persona squisita che in questo anno l’ha curata con entusiasmo e bravura.
Del resto io (ma anche la maggior parte di voi) ascolto pochissima musica italiana e tantissima musica da tutto il mondo, cosa che suggerisco a tutti, visto che la musica italiana è per lo più di qualità scadente. In musica siamo passati da una presunta esterofilia a un nazionalismo conclamato che è assolutamente assurdo.
Anche questo mese tante le ‘reissue’. Si parte da CSN&Y (che strano no?) per finire a Wreckess Eric passando per Elliott Murphy, Billy Joel, R.E.M., Grace Jones, David Ruffin, Sade.
Stessa cosa per le recensioni. Ne sono rimaste fuori tante (in parte saranno su settembre) ma intanto ci sono Kenny Wayne Shepard, Jack White, Damon Albarn, Joe Henry, gli Swans etc.
In ‘Mixed Up’ ci trovate Springsteen, Eagles, Hendrix, Who, Neal Casal, Van Morrison, Big Star etc.
Il disegno di questa pagina è tratto da un vecchio numero di “Suono”, cover dell’inserto ‘Music Box’, mi pare proprio luglio 1974. Sono passati esattamente 40 anni. Troppi puttana eva! In quel giornale curavo la sezione musicale ‘Music Box’, che è stato l’embrione dal quale nascerà nel 1977 il ‘Mucchio’.
Come sempre ‘Suono’ sarà il giornale che nella mia co-direzione, da aprile 2012 a settembre 2013, mi traghetterà dal ‘Mucchio’ a ‘Outsider’.
Corsi e ricorsi appunto.
Buona lettura e arrivederci a fine agosto.
Come diceva Seppia nel ‘ Mucchio’: una leccatina e….. buone vacanze.
Max Stéfani
ps – Un grazie a Sasà Costantino di Roma . Lui sa perché.
Ps 2 – E’ morto il 20 giugno Gerry Goffin (75 anni) nome che si associa per forza di cose a Carole King. Un grande.